Basta timidezze e tatticismi, per affrontare la crisi climatica il tempo di agire è ora. Ad esempio iniziando a tagliare i sussidi pubblici alle attività ambientalmente dannose. È proprio quanto prevede un ordine del giorno (Odg) a mia prima firma alla Legge di Bilancio accolto alla Camera.
Secondo il terzo Catalogo dei Sussidi ambientalmente dannosi e favorevoli redatto dal ministero dell’Ambiente, con dati riferiti al 2018, diamo annualmente più di 19 miliardi alle attività inquinanti. Un recente report di Legambiente stima siano ben 35,7 miliardi, tra diretti e indiretti, i sussidi ambientalmente dannosi (Sad). Una montagna di soldi che non ci rende credibili quando parliamo di Green deal e che va in larga parte a vantaggio delle imprese, in particolare dei settori trasporti ed energia e in misura minore anche all’agricoltura.
Per questo il mio Odg, sottoscritto anche dai colleghi Palazzotto, Fusacchia, Quartapelle, Lattanzio, Magi e Fioramonti, impegna il governo ad inserire tra le misure per la transizione energetica del Recovery Plan la soppressione di tutti i sussidi alle fonti fossili entro il 2030. L’esecutivo dovrà eliminare dal 2021 i sussidi diretti alle fossili e per lo sfruttamento dei beni ambientali, aggiornare il Catalogo, rivedere la tassazione sui combustibili fossili per renderla più trasparente e legarla alle emissioni prodotte.
Con questo ordine del giorno l’Italia fa un passo avanti, non nascondo però che avrei preferito questi impegni venissero assunti approvando il mio emendamento sulla graduale eliminazione dei Sad. Visto che alle buone intenzioni sarebbe ora di far seguire le azioni.
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