La crisi di governo aperta in pieno agosto dal leader della Lega ha determinato una situazione inedita, complicatissima, ma che porta con sé anche due grandi potenzialità: superare l’era della contrapposizione frontale e della narrazione molto conflittuale a livello politico, e sopratutto quella di occuparsi con ambizione e coerenza dei temi ambientali. Credo che sia l’ora di dare anche all’Italia un governo che metta al centro il tema del mutamento climatico – che ha conseguenze sempre più drammatiche ed evidenti nel mondo come nel nostro Paese – e spero davvero che, al di là delle geometrie che i leader dei partiti maggiori troveranno per un possibile accordo di governo, ci sia spazio per i temi, per scrivere un progetto comune di qualità. Sarebbe l’unico modo per dare un’identità a questo governo, che non può avere come obiettivo solo quello di non andare al voto, ma deve invece costruire qualcosa di diverso e di nuovo. Altrimenti gli italiani non lo capirebbero.
Il tema dei nomi è ineludibile, ma è fondamentale individuare dei profili di discontinuità che possano anche ricollocare l’Italia in maniera autorevole in Europa. Da ecologista credo che quello sia un fronte prioritario: tutte le grandi iniziative e le misure necessarie sul piano ambientale hanno peso e valore quanto più sono studiate in chiave europea.
Mi auguro quindi che i profili che saranno individuati interpretino davvero la svolta necessaria su fronti importanti quali l’ambiente. Perché la questione ambientale è anche economica: riguarda la creazione di nuovi posti di lavoro, la ricerca, l’innovazione, uno sviluppo equo e sostenibile, la sicurezza dei cittadini sui territori, la partecipazione.
Gli italiani capirebbero perché non andiamo al voto se mettessimo in campo un progetto politico con un piano di lavoro comune, trasparente e ambizioso che abbia questi come assi portanti. Mentre fare un governo a tutti i costi sarebbe un errore.
L’intervista sulla crisi di governo che mi ha fatto Valeria Manieri per Radio Radicale si può ascoltare qui.
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