Scongiurare la crisi climatica è la sfida del nostro tempo e richiede scelte radicali e tempestive. Il clima, infatti, è già cambiato e stiamo esaurendo il tempo a disposizione per invertire la rotta. Nel 2018 la concentrazione di anidride carbonica registrata dall’Organizzazione meteorologica mondiale ha raggiunto un nuovo record: 407,8 parti per milione (ppm). E l’Unep ha detto chiaramente che complessivamente gli attuali impegni assunti dagli Stati non bastano a centrare l’obiettivo dell’Accordo di Parigi. Anzi siamo sulla traiettoria + 3,2°C a fine secolo. Ecco perché il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres ha esortato i quasi 200 Stati riuniti a Madrid per la 25esima Conferenza Onu sul Clima (COP25) a scegliere tra la speranza e la resa.
L’Italia e l’Europa devono essere ambiziose e porsi dalla parte giusta della storia. Per questo l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050 deve essere un punto di partenza per spingere gli Stati membri dell’UE e i Paesi Occidentali, che hanno maggiore responsabilità storica, a rivedere al rialzo i loro obiettivi di riduzione delle emissioni, ad accelerare i processi di transizione energetica e conversione ecologica dell’economia e ad essere più generosi con i Paesi in via di sviluppo e del Sud del mondo, che sono spesso i più esposti agli effetti della febbre del pianeta.
Oltre ad essere necessario, rispondere alla sfida del clima ci permetterà di dare corpo a una nuova economia sostenibile ed equa, di risolvere allo stesso tempo le crisi ambientale, economica e sociale. La Susdef stima, ad esempio, che mettendo in campo misure capaci di farci raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale si attiverebbero in Italia 190 miliardi di investimenti e si produrrebbero 242 miliardi di valore aggiunto. Si chiama green new deal ed è soprattutto di questo che l’Italia deve parlare a Madrid.
2 dicembre 2019
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