Sono passati 27 anni da quando l’Italia ha messo al bando l’amianto eppure nel 2017 le vittime della fibra sono state 6mila, si stima che in Italia siano ancora presenti dalle 32 alle 40 milioni di tonnellate d’amianto e Legambiente calcola ci siano circa 370mila strutture che contengono Eternit tra edifici privati, industriali e pubblici. Mentre il picco delle morti è atteso tra il 2025 e il 2030.
Celebrando la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto a Casale Monferrato, di fatto la città dell’amianto, il ministro dell’Ambiente ha parlato di Torino-Lione esprimendo la sua preoccupazione per “alcuni percorsi del Tav” che tagliano colline con “problemi amiantiferi”.
Anziché parlare di Torino-Lione per far intendere a chi deve capire che ci ha provato, ma che ha le mani legate, mi sarebbe piaciuto che dalla patria dell’Eternit il ministro Costa annunciasse una “rivoluzione a cinque stelle” sull’amianto con l’avvio di un piano nazionale per le bonifiche delle migliaia di siti ed edifici contenenti questa fibra killer presenti nel Paese. O che annunciasse almeno il ripristino dell’extra-incentivo per chi bonifica le coperture in amianto e le sostituisce con pannelli fotovoltaici. Già perché nonostante le promesse e i proclami il governo sul tema continua a non dare risposte.
Considerata la palude in cui è fermo il decreto per le rinnovabili elettriche, oggi la via più diretta e logica per il ripristino dell’extra-incentivo per la bonifica dell’amianto sarebbe inserirlo nel decreto Crescita. Ed è proprio quanto intendo fare presentando un emendamento ad hoc nel passaggio parlamentare del provvedimento.
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