Nella manovra ci sono alcune misure positive per l’ambiente, che però rischiano di tramutarsi in un boomerang. Succede, ad esempio, con il Fondo per la transizione industriale. Istituito presso il MiSe, con una dotazione di 150 milioni di euro l’anno a decorrere dal 2022, il Fondo punta a garantire agevolazioni alle imprese per la realizzazione d’investimenti per l’efficientamento energetico, il riutilizzo per impieghi produttivi di materie prime e di materie riciclate, ma anche per la cattura il sequestro e il riutilizzo della CO2. Un errore sotto diversi punti di vista: i progetti di cattura della CO2 sono molto costosi e da soli potrebbero mangiarsi tutti i finanziamenti disponibili a questa voce, inoltre questa tecnologia non è matura, soprattutto così si manda il messaggio sbagliato che si può continuare ad inquinare. E si fa rientrare dalla finestra quello che era uscito dalla porta del Pnrr: ossia il progetto caro all’Eni di cattura e stoccaggio della CO2 sui fondali al largo di Ravenna.
Contro l’ipotesi sciagurata che i fondi della transizione industriale vadano a finanziare anche progetti di cattura sequestro e riutilizzo CO2 come quello di Eni, un nutrito elenco di docenti universitari e ricercatori ha rivolto un appello al Presidente della Repubblica Mattarella e al Premier Draghi. Una posizione che condividiamo in pieno e per la quale siamo pronti a presentare un emendamento per escludere dal fondo transizione industriale gli interventi di cattura e stoccaggio CO2, qualora la misura non venga corretta al Senato.
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