Le cose vanno dette, ma bisogna dire come stanno davvero e soprattutto un ministro dovrebbe indicare come affrontarle. Invece Cingolani ha fatto solo nuovo allarmismo sulla transizione ecologica, dicendo in sostanza che la bolletta elettrica aumenterà del 40% perché crescono il prezzo del gas e il costo della CO2 prodotta. Accreditando una comunicazione ‘terroristica’ che spara prezzi inverosimili, come rincari da 500 euro a famiglia. Dal ministro della Transizione ecologica mi sarei aspettata che non si limitasse ad aggiungere che il governo è impegnato per la tutela delle famiglie, ma che spiegasse anche che sull’aumento delle bollette il prezzo del metano incide per l’80% circa e quello della CO2 del 20% e come il governo intende tutelare cittadini e imprese. Chi ha la responsabilità di guidare la Transizione ecologica del Paese avrebbe anche dovuto sottolineare che soffriamo l’aumento del gas perché siamo troppo dipendenti da questa fonte fossile e abbiamo smesso di investire nelle rinnovabili. La risposta non deve essere mettere all’indice la transizione ecologica e il pacchetto Ue Fit For 55. Al contrario è il momento di accelerare per un’Italia e un’Europa sempre più rinnovabili ed efficienti. Gli investimenti sulle fonti pulite sono convenienti e vista la differenza tra costo dell’energia fossile e rinnovabile avrebbero ritorni in tempi brevi.
Ricordo a Cingolani che per allineare gli impegni assunti e le azioni messe effettivamente in campo sul fronte della conversione ecologica, va decisamente ridimensionato il ruolo del gas nel nostro Piano nazionale energia e clima e va analogamente corretto il capacity market. Il gas non può essere considerato l’energia della transizione. Farlo non solo ci costerebbe caro, ma ci legherebbe a un modello di sviluppo che continua ad essere legato al passato e ai fossili anziché guardare avanti. Al contrario, il futuro del Paese non deve essere legato ad alcuna fonte fossile, ma alle rinnovabili, all’innovazione, all’efficienza.
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