L’intesa siglata alla Conferenza Onu sul Clima di Katowice è debole e delude le attese della vigilia. Il risultato raggiunto stride soprattutto rispetto all’allarme lanciato dall’IPCC e alla crescente consapevolezza dell’opinione pubblica mondiale, che reclama subito più azioni per il clima.
Il Rulebook adottato in Polonia per definire come dare applicazione all’Accordo di Parigi è un segnale importante, ma non alza il livello dell’ambizione. Di sostanzialmente nuovo c’è un impegno maggiore sulla trasparenza e il monitoraggio delle azioni anti-riscaldamento globale. Si è evitato un fallimento del vertice, ma a costo di rinviare molte decisioni dirimenti ai prossimi vertici. In particolare entro il 2020 andranno rafforzati gli attuali obiettivi di riduzione delle emissioni. Uno sforzo imprescindibile per contenere il riscaldamento globale entro i due gradi e possibilmente entro il grado e messo. La COP25 che si terrà in Cile e la COP26 che l’Italia si è intelligentemente candidata ad ospitare saranno davvero le ultime due chiamate per il clima.
Il nostro Paese dovrà lavorare per arrivare ai prossimi appuntamenti con le carte in regola. Dobbiamo definire al più presto un Piano clima e energia all’altezza della sfida climatica e che sia parte integrante delle nostre politiche economiche, industriali, educative e sociali. Come possibile Paese ospitante della COP26 e come patria di tante innovazioni ambientali all’avanguardia, dovremmo spingere l’Europa a rivedere gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030, puntando ben oltre la soglia del 55%. E serve un sostegno ampio e trasversale alla candidatura per ospitare la COP26. Perché per noi può essere una straordinaria occasione.
Uno sviluppo e una società sostenibili non sono solo necessari per evitare gli effetti più drammatici dei mutamenti climatici, ma sono anche quello che ci serve per creare una nuova economia amica dell’ambiente e nuova occupazione di qualità.
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