Se il ministro Costa crede si debba lavorare per un corretto ciclo di gestione dei rifiuti e non per nuovi inceneritori, come affermato oggi alla Camera rispondendo al question-time di LeU firmato da Conte, da me e da Rostan e Fornaro, lo spieghi bene anche al suo collega e ministro degli Interni Salvini che invece è rimasto decisamente indietro e vorrebbe un inceneritore per ogni provincia.
In Campania come nel resto del Paese bisogna puntare a un corretto ciclo dei rifiuti, fatto di riduzione, riuso, recupero e riciclo, e impegnarsi per l’economia circolare come ci chiede l’Europa. Un’economia che spinge filiere industriali innovative, ha bisogno di regole chiare e controlli, capace di allontanare il Paese dalle emergenze e di stroncare sul nascere gli appetiti della criminalità organizzata. Ecco perché non servono ricette del passato come nuovi inceneritori o discariche. Gli impianti che servono, invece, sono quelli per il trattamento dell’organico con digestione anaerobica, che producono compost e biometano trasformando i rifiuti in risorse.
Puntare su questa ricetta aiuterebbe anche a risolvere la grave emergenza ambientale che si sta determinando in Campania e speriamo che davvero sia questa la strategia del governo per affrontare la situazione come ventilato dal ministro dell’Ambiente.
Nel 2017 la regione ha prodotto 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati di cui 70mila sono rimaste stoccate negli impianti Stir, intasandoli. Ben 327 mila tonnellate sono state smaltite fuori regione, con pesanti costi. Come se non bastasse il piano per rimuovere le ecoballe, finanziato con 450 milioni, risulta attuato solo per il 2% e oggi la regione ha ripreso a produrre balle di rifiuti creando l’ennesima emergenza. E si susseguono gli incendi negli impianti di trattamento dei rifiuti.
Di fronte a questo quadro allarmante il governo dovrebbe agire in fretta, con competenza e responsabilità, anziché mostrare l’ennesimo spettacolo dei due vicepremier che si sfidano pubblicamente senza fare né l’interesse degli italiani, né quello del Paese.
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