Il decreto Energia che oggi approviamo è un provvedimento emergenziale fondamentale per tanti motivi, soprattutto per dare risposte concrete a cittadini e imprese e per questo noi di FacciamoECO voteremo favorevolmente. Ma allo stesso tempo questo provvedimento dimostra quanto siamo in ritardo sul fronte della transizione energetica, anche rispetto ai nostri talenti, ai nostri brevetti e alle nostre potenzialità.
Grazie all’esame nelle Commissioni riunite Ambiente e Attività Produttive è stato possibile migliorare questo provvedimento sul fronte delle risposte strutturali alle crisi energetica, economica, democratica e climatica in atto, ossia delle semplificazioni per le nuove installazioni rinnovabili, come pure per il repowering degli impianti di fonti pulite esistenti.
Tra le diverse proposte a mia prima firma approvate in Commissione ricordo, ad esempio, quella per snellire la burocrazia e facilitare l’installazione di pannelli solari integrati nella configurazione delle coperture, e quindi non visibili dall’esterno, su edifici non vincolati nei centri e nuclei storici.
Ma per superare interventi emergenziali servirebbe un dibattito politico approfondito, in Parlamento, sul presente e sul futuro energetico del Paese. Peccato, però, che questa discussione non riusciamo a farla in nessuna sede. La verità è che nella stanza c’è un elefante a sei zampe, e questo elefante si chiama Eni: quello che manca è l’azionista di riferimento. Spesso mi domando se è Eni a essere una partecipata dallo Stato o, viceversa, se è lo Stato ad essere una partecipata dall’Eni. Da troppi mesi, poi, aspettiamo e chiediamo il Piano nazionale energia e clima adeguato ai più ambiziosi impegni climatici europei. Come mi sembra incredibile che non si sappia quali sono il costo reale delle importazioni di gas, la percentuale dei contratti di fornitura indicizzata al petrolio e quindi gli extraprofitti realmente conseguiti dalle aziende energetiche.
Bene i decreti per semplificare, ma servono anche scelte chiare per un futuro energetico fatto di pace, di indipendenza, di sostenibilità e quindi di fonti rinnovabili. Per il clima, per non pesare sulle tasche degli italiani e per non essere complici delle dittature.
Il mio intervento in Aula alla Camera in dichiarazioni di voto.
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