Il decreto per il riordino dei Ministeri è uno dei primi e più rilevanti atti del governo Draghi che, tra l’altro, istituisce il Comitato Interministeriale che dovrà assicurare il coordinamento e la programmazione delle politiche per la transizione ecologica. Una novità importante e attesa, perché l’ambiente ha bisogno di trasversalità, che però può essere migliorata. Ho quindi presentato tre emendamenti, sottoscritti anche dai colleghi Fioramonti, Fusacchia, Cecconi e Lombardo, per passare dalle parole ai fatti sulla transizione ecologica dando maggiore efficacia e concretezza al provvedimento.
Il primo emendamento prevede che il Cite adotti, entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge sul riordino dei ministeri, il piano per il progressivo taglio dei sussidi ambientalmente dannosi e che tale abolizione avvenga non oltre il 2030. Una proposta per introdurre finalmente una data certa per lo stop ai 19 miliardi che ogni anno diamo alle attività dannose per l’ambiente. Una seconda proposta emendativa include nel Cite anche i ministeri della Salute e della Cultura per consentire l’effettivo sviluppo delle rinnovabili e perché la transizione ecologica è anche tutela della salute colpita da nuovi rischi e patologie legate ai cambiamenti climatici. Un terzo emendamento prevede, infine, che siano comprese nel Piano del Cite per la transizione ecologica anche le politiche di adattamento ai mutamenti climatici.
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