I mutamenti climatici sono in atto qui e ora e i loro effetti si sentono anche nel nostro Paese, come dimostrano i sempre più frequenti fenomeni meteo anomali ed estremi. I primi 5 mesi del 2019 hanno fatto registrare 175 eventi straordinari tra grandine, tornado, piogge intense e valanghe; sarebbe ora che la politica se ne rendesse conto e iniziasse a dare risposte adeguate.
Per questo ho depositato una mozione per dichiarare anche in Italia come in Gran Bretagna e Irlanda lo stato di emergenza climatica e impegnare il governo ad accelerare la transizione energetica così da ridurre le emissioni in tutti i settori.
La crisi climatica va affrontata con urgenza a partire dallo stop ai sussidi alle fonti fossi, da un Piano energia e clima adeguato a centrare gli impegni assunti a Parigi e che ci faccia gradualmente uscire dalle fossili, da una strategia di adattamento capace di mitigare gli effetti dei fenomeni climatici estremi e di rendere più resilienti le nostre città, dallo stop al consumo di suolo e dalla spinta sull’economia circolare e sostenibile.
Spinta che nel settore primario, tra i settori che più contribuisce e che più risente dei cambiamenti climatici, deve andare in direzione dell’agroecologia. Ossia di un’agricoltura non intensiva, attenta alla salvaguardia di ambiente e salute, legata ai territori e alla stagionalità dei prodotti, condotta con metodo biologico e libera da pesticidi e diserbanti.
Una sfida che un numero crescente di cittadini, produttori e aziende, tra cui Coop, hanno raccolto. Un modello al quale anche alla politica manda qualche timido segnale.
La Camera, ad esempio, ha prima approvato la legge per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola con metodo biologico, poi ha accolto all’unanimità una mozione trasversale – nata a partire da un testo a mia prima firma – per un’agricoltura buona, sana e sostenibile. Ma non ditelo alla Senatrice Cattaneo! Che anche in queste occasioni non ha mancato di scagliarsi contro l’agricoltura biologica e biodinamica e contro chi, come la campagna Cambia la terra e la sottoscritta si impegna per diffondere l’uso di questi metodi. Senza raccogliere l’invito a una visita sul campo in un’azienda bio. Visita che magari, come è stato per me, per le colleghe Cenni e Cunial e per la portavoce di Cambia la terra Maria Grazia Mammuccini, le avrebbe fatto toccare con mano quanta ricerca, quanta conoscenza e quanto lavoro c’è dietro l’agricoltura biologica e che prospettiva straordinaria a vantaggio di tutto il Paese abbia l’agroecologia.
Il mio intervento su La Stampa si può leggere qui.
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