Un emendamento alla manovra dedicato alle norme sul fine vita dei rifiuti rischia di bloccare l’economia circolare made in Italy con norme vecchie di 20 anni. Le norme sul cosiddetto ‘End of waste’ sono attesa da tempo da tante imprese italiane e dovrebbero definire i criteri secondo i quali un rifiuto trattato smette di essere rifiuto per diventare sottoprodotto, o materia prima seconda e iniziare una nuova vita. Peccato però che nell’emendamento presentato in Commissione Industria al Senato si accoppiano cicli produttivi e materiali facendo riferimento a una norma del 1998, spazzando via in pratica tutta la tecnologia e l’innovazione della filiera che in due decadi è andata avanti e si è evoluta.
Ad esempio si fa riferimento a come recuperare l’argento dalle pellicole fotografiche. Cosa che nel 2018 assume il sapore di ‘archeologia’ del riciclo, anche se sarebbe più opportuno tradurlo come un “errore imbarazzante”, almeno per onestà intellettuale. Inoltre, le aziende in attesa di vedere rinnovata la loro autorizzazione dovrebbero attendere le Linee guida del ministero dell’Ambiente che dovrebbero essere emanate in nove mesi; un tempo biblico per gli imprenditori mentre l’economia circolare rischia di continuare a rimanere soltanto uno slogan.
Il mio articolo su La Stampa è disponibile qui.
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