Nonostante la mobilitazione di milioni di giovani nel mondo, la consapevolezza crescente nell’opinione pubblica e l’urgenza di azioni radicali e rapide urlata anche dalla scienza, la COP25 si è conclusa con un pesante fallimento. Il vertice Onu sul clima è stato incapace di trovare un minimo comune denominatore tra i Paesi riuniti a Madrid per completare il ‘libro delle regole’ dell’Accordo di Parigi, nessuna intesa ma solo un rinvio sull’articolo 6 per la regolazione globale del mercato di carbonio, nessun aumento degli impegni di riduzione delle emissioni ma solo un generico appello a sforzi più ambiziosi, più debole la tutela dei diritti umani.
Ora diventa ancora più importante agire per aumentare il livello di ambizione dei Paesi e arrivare preparati all’appuntamento determinante del 2020 a Glasgow. L’Italia e l’Europa devono alzare i loro target di riduzione delle emissioni al 2030 e ritrovare un protagonismo forte nella sfida del clima. Perché il Green Deal europeo da solo non basta. Il nostro Paese, come nazione ospite dalla pre-COP e della Youth-COP, deve dare il buon esempio, rivedere al rialzo il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima in coerenza con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, accelerare la transizione energetica e aiutare con più generosità la transizione e l’adattamento dei Paesi in via di sviluppo. È proprio quanto prevede la mozione di maggioranza a mia prima firma per dichiarare l’Italia in emergenza climatica e che impegna il governo ad affrontarla con misure adeguate. È da qui che dobbiamo ripartire e l’azione decisa sul clima dovrà orientare la revisione dell’agenda di governo che il premier Conte ha più volte annunciato per gennaio.
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