Il governo nato per cambiare passo sull’ambiente conferma Descalzi al vertice di Eni. Fatto che mortifica il clima, la conversione ecologica e anche la trasparenza. Senza soffermarmi sulle vicende giudiziarie, ricordo che mentre in tutto il mondo si parla di crisi climatica, decarbonizzazione e abbandono delle fonti fossili, l’Eni guidata da Descalzi ha continuato a investire praticamente esclusivamente sulle fossili, che ancora nel 2018 ha prodotto 1,9 milioni di barili al giorno. Con buona pace dell’Accordo sul clima di Parigi.
Accelerare la transizione energetica, e quindi investire con ben maggiore decisione su rinnovabili, efficienza e innovazione amica dell’ambiente, è invece quello che ci serve per affrontare la crisi climatica. Obiettivo per cui dovremo essere capaci di sfruttare anche le risorse del Green deal.
Seconda nota dolente: le figure indicate per i vertici delle società partecipate non vedono neanche una donna tra gli amministratori delegati e solo una manciata di nomi femminili tra i presidenti. Si tratta, con il rispetto dovuto alle competenze delle donne prescelte, di pink washing! Purtroppo anche questo esecutivo manca di coraggio e visione e non si dimostra all’altezza sulla parità di genere. A danno della giustizia sociale, del progresso e del benessere di tutti. Come ha certificato anche la Banca d’Italia, infatti, il fattore D – ossia la presenza delle donne nelle posizioni apicali – fa bene alla società, alla politica e all’economia.
Queste nomine, infine, arrivano in piena crisi da coronavirus. Piuttosto che imporre nomi fossili, sarebbe stato più opportuno prorogare i vertici per due mesi e riaffrontare la questione con più visione superata la fase più acuta dell’emergenza.
Roma, 21 aprile 2020
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