La Slovenia vuole allungare di 20 anni, cioè fino al 2043, la vita della centrale nucleare di Krško. Un impianto entrato in funzione nel 1983, che dovrebbe chiudere nel 2023 e che ha già avuto bisogno di interventi importanti come la sostituzione dei circuiti di raffreddamento. Soprattutto Krško si trova in una zona sismica attraversata da due faglie ed è vicina al confine con Austria e Italia, oltre che con Croazia ed Ungheria, distante appena 136 chilometri da Trieste. In pratica una centrale vecchia e pericolosa, le cui scorie vengono accumulate in una piscina vicina all’impianto e che sarebbe da chiudere per motivi di sicurezza e non da prorogare. Per chiedere se il Governo intenda comunicare alla Slovenia la contrarietà dell’Italia al prolungamento della vita della centrale, insieme ai colleghi di FacciamoECO Cecconi, Fioramonti, Fusacchia e Lombardo ho presentato una interrogazione al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri degli Esteri e della Transizione ecologica.
Le associazioni ambientaliste slovene hanno ottenuto che il progetto di prolungamento sia sottoposto a Via transfrontaliera, da noi il MiTe dovrà attivare la consultazione e procedere alla valutazione dei potenziali impatti ambientali transfrontalieri. Una fase in cui sarà importante la partecipazione di Enti locali, territori interessati e associazioni. Contro il prolungamento della vita della centrale si sono già mobilitati gli ambientalisti con una petizione promossa dall’organizzazione austriaca Global 2000 e una manifestazione davanti alla centrale a cui hanno partecipato anche i circoli Legambiente di Gorizia e Trieste. Nell’interrogazione sollecito, quindi, l’esecutivo a chiedere una analisi indipendente e realizzata da esperti internazionali della pericolosità sismica dell’area, nonché una valutazione tecnica dell’invecchiamento del reattore e delle sue parti e ad attivarsi per la valutazione d’impatto ambientale transfrontaliero.
Un caso che dovrebbe far riflettere tutti: se la sciagurata tassonomia verde con gas e nucleare adottata dalla Commissione Ue venisse confermata da Consiglio e Parlamento europei è a impianti insicuri come quello di Krško che presto potrebbero andare i finanziamenti per la transizione, anziché a rinnovabili, efficienza e risparmio energetici. Proprio per evitare scenari di questo tipo avevo sollecitato il governo a prendere posizione contro la classificazione di gas fossile e atomo come energie green. L’esecutivo, invece, ha risposto a Bruxelles che vorrebbe meno condizionalità e limiti di emissione più alti per il gas in tassonomia e con il ministro Cingolani continua a guardare a questa fonte fossile, che ne è la causa, come soluzione al caro energia.
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