Il Parlamento europeo, a pochi mesi dalle europee, lascia scritta una data nel futuro dei Paesi membri: il 2021. Per allora saranno fuori legge molti dei più usati oggetti di plastica usa e getto come posate, piatti, cannucce. Una direttiva che stando alle stime della Commissione europea ridurrà il danno ambientale legato all’inquinamento da plastica al 2030 di 22 miliardi di euro. Ma a noi italiani basteranno 2 anni per diventare “responsabilmente” plastic-free?
La società ha ormai sviluppato una sensibilità consolidata su questi temi, mentre la politica e una parte del mondo delle imprese faticano a tenere il passo. Tanto che stiamo aspettando il provvedimento “salva-mare” annunciato dal governo come imminente da mesi per anticipare le norme della direttiva europea, ma bloccato evidentemente dalle divisioni nella maggioranza. Sarebbe più lungimirante che, anziché fare ostruzionismo, tutti nella maggioranza pensassero a come accompagnare la transizione della produzione e a come aiutare l’industria della plastica a costruire un futuro sostenibile e quindi più competitivo per il settore.
A giugno 2018 al connubio mare e plastica ho dedicato una proposta di legge per consentire ai pescatori di raccogliere i rifiuti che incontrano in mare e di portarli a terra. Senza per questo dover sostenere loro i costi dello smaltimento (come avviene oggi). Una proposta di legge che approderà in Aula alla Camera dei deputati a giugno. Così, mentre lavorano, questi moderni paladini del mare potranno aiutare il Pianeta a liberarsi dai rifiuti in plastica.
Il mio intervento su Linkiesta è disponibile qui.
SÌ, MA CON MOLTA CALMA (PURE TROPPA). IL MIO INTERVENTO SU LINKIESTA
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