Sorelle d’Europa, oggi è venerdì ed è l’8 marzo! Potrebbe essere questo lo slogan per unire le molte donne che oggi in Europa si stanno rendendo protagoniste sul fronte ambientale. Hanno capito, queste donne, che la lotta ai mutamenti climatici e la battaglia per una nuova economia, più giusta e sostenibile, possono e devono essere alla base di una rinnovata identità europea.
Ma non solo di Europa si tratta in realtà. Dalla Ocasio-Cortez a Vandana Shiva alle sindache di Madrid e Barcellona, fino a Greta Thunberg, le donne sono sempre più protagoniste sul fronte ambientale. E anche in Italia abbiamo esempi molto validi.
In Europa più che altrove la questione climatica può dare vita ad un nuovo modello economico, ad una nuova stagione di progresso che crei nuovi posti di lavoro grazie a politiche pubbliche che puntino su energie rinnovabili, autoproduzione energetica, mobilità sostenibile, economia circolare, agricoltura sana e rigenerazione urbana. Se la politica ci credesse davvero la sfida climatica potrebbe essere quel cuore pulsante e comune che manca all’Europa: ci siamo dati un mercato e una moneta comune, è giunta l’ora di avere un’anima unitaria.
Ecco perché è assolutamente necessario finalmente riconoscere il ruolo centrale che le donne possono e vogliono svolgere. Solo le donne potranno portare a termine la missione perché riconvertire in chiave ecologica l’economia e la società comporta uno sforzo di immaginazione quasi rivoluzionario e passa necessariamente per la messa in discussione di un sistema che solo in minima parte abbiamo creato, costruendone uno alternativo ma in maniera concreta.
Ecco perché questo 8 marzo – un green friday – è ancora più bello.
Il mio intervento su Linkiesta si può leggere in versione integrale qui.
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