Siamo il Paese che ha inventato e investito sulle bioplastiche come alternativa sostenibile alla plastica. Il riuso e la riduzione dei rifiuti sono l’opzione preferibile, ma quando non è possibile avere prodotti riutilizzabili le plastiche biodegrabili e compostabili sono una soluzione amica di ambiente e buona economia. Tanto più perché vantiamo un secondo primato: in Europa siamo il Paese più avanzato nella raccolta differenziata della frazione organica, che è la destinazione finale delle bioplastiche biodegradabili e compostabili che vengono recuperate, negli impianti di compostaggio e in quelli che producono anche biometano. Vera economia circolare. Il caso shopper insegna: siamo stati i primi a mettere al bando gli shopper in plastica, misura che insieme alla promozione del riuso ci ha permesso di ridurre i sacchetti per l’asporto merci di circa il 70% tra il 2007 e il 2020. Per questo primato tecnologico e normativo il recepimento italiano della direttiva Sup ha escluso dal suo campo di applicazione la plastica biodegradabile e compostabile. Una filiera da alto tasso di innovazione e sostenibilità che impiega circa 2.800 addetti. Che non ha quindi alcun senso mettere ‘sotto accusa’ come fa una recente indagine Greenpeace che si preoccupa dello smaltimento di una piccola quota di quelle bioplastiche (quelle rigide) che peraltro vengono trattate tranquillamente con successo nella stragrande maggioranza degli impianti.
ATTACCARLA E' UN AUTOGOL
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