Ho letto con interesse l’intervista a Bersani firmata da De Marchis su Repubblica. A Pier Luigi vorrei però dire che se restiamo ancorati a una visione novecentesca della società e dell’economia continueremo a perdere. È vero che serve una sinistra popolare che si occupi dei più deboli, facendosi carico anche della questione mobilità. Ma se l’obiettivo è rendere più semplici, accessibili e sostenibili gli spostamenti degli italiani, la soluzione non sono gli incentivi alla rottamazione. Serve piuttosto migliorare l’offerta di trasporto pubblico locale, privilegiando le tecnologie più pulite ed efficienti. Aumentare la frequenza dei treni per i pendolari, peraltro, significa anche mettere più treni sui nostri binari e dunque più occupazione nell’industria ferroviaria.
Blocchi e limitazione alla circolazione privata sono una misura non esaustiva e non risolutiva, ma utile ad arginare lo smog. Che in Italia causa 84.400 morti premature l’anno.
Paradossalmente mentre le nostre città soffocano nel traffico e sempre più italiani cercano alternative al mezzo privato, una eccellenza italiana come la ex Irisbus è a rischio chiusura. Non solo i nostri polmoni ma anche le migliaia di imprese dell’automotive italiano e il settore dei Trasporti ferroviari ed elettrificati, che nel 2017 ha fatturato 3,6 miliardi di euro (Assifer), avrebbero da guadagnare da politiche che investono sul trasporto pubblico locale e sostenibile. Il necessario rafforzamento della mobilità collettiva e condivisa sia allora l’occasione per ricreare una filiera industriale legata alla mobilità ibrida ed elettrica e alla produzione di nuovi treni, tram e autobus.
La sfida è avere una visione che tenga insieme ambiente, salute e lavoro. Come insegna la rivolta dei gilet gialli francesi contro la tassa sul diesel, senza un progetto di società e di sviluppo sostenibile e condiviso la sinistra e l’ambientalismo rischiano di essere percepiti come elitari. Bisogna essere consapevoli che la crisi climatica è una crisi sociale oltreché ambientale, perché colpisce per primi i poveri del mondo e anche i più deboli in Italia, si pensi alla inattesa frequenza e violenza delle ondate di calore le cui vittime sono principalmente gli anziani. Ebbene queste crisi che si intrecciano impongono prima di tutto alla sinistra di rinnovare linguaggio e obiettivi. Dobbiamo avere l’ambizione di proporre una visione che sia anche economica e popolare, dimostrare l’importanza delle questioni che poniamo e l’utilità delle soluzioni che proponiamo. Perché, come diceva Alex Langer, la conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile.
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