SE DAVVERO CI BATTIAMO PER IL CLIMA NON POSSIAMO SOSTENERE IL TRATTATO UE-MERCOSUR
L’ambiente ha bisogno di coerenza. Non ci si può battere contemporaneamente per centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima e per varare definitivamente l’accordo commerciale tra Unione Europea e Mercosur. Sono stupita e preoccupata dalle parole della vice ministra degli Esteri, che ieri nel corso di una conferenza stampa ha posizionato l’Italia tra i paesi che si battono per la finalizzazione dell’accordo. Peccato che questo trattato di libero scambio, su cui il Parlamento non si è ancora espresso, sarà a spese dell’Amazzonia e del principio di precauzione e che vada soprattutto a vantaggio dell’industria tedesca dell’auto. L’accordo, che copre diversi settori, indebolisce i controlli europei su prodotti provenienti da Paesi dell’America Latina in cui sono legali pesticidi da noi proibiti e in cui circolano liberamente OGM. Come se non bastasse prevede l’aumento dell’export di carne di manzo dal Brasile, comportando il concreto rischio che aumentino la deforestazione e gli incendi in Amazzonia. Come quello che si moltiplichino le violazioni e i soprusi verso attivisti e indigeni che lottano per preservare il polmone verde del pianeta. Tanto che lo scorso novembre una delegazione degli indigeni brasiliani era venuta a Bruxelles per chiedere all’Europa di non ratificare il testo dell’accodo. Questo trattato, infatti, non pone alcun vincolo ambientale agli scambi tra Europa, Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, indebolendo anzi quelli esistenti. E non aiuta neanche la nostra agricoltura. Non a caso lo stesso Parlamento europeo ha espresso preoccupazioni su questo trattato. Anche su questo accordo, come sul TTIP, l’Italia deve dire un chiaro no.
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