ll premier incaricato Mario Draghi sa che il Next Generation Eu dedica il 37% delle risorse alla transizione verde. Ed è consapevole che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sarà necessario indicare le riforme da attuare e le misure da finanziare, in linea con le priorità climatiche e ambientali del Green Deal Europeo, per raggiungere il target di riduzione del 55% delle emissioni (nette) al 2030. Inoltre Draghi sa che ogni riforma ed ogni investimento dovrà rispettare il “do no significant harm principle” della tassonomia europea degli investimenti ecosostenibili.
Obiettivi, misure, riforme che si tradurranno in milioni di nuovi posti di lavoro in tutta Europa: un lavoro pulito, giusto, maggiormente qualificato e sicuro. Tutto questo Draghi lo sa ed infatti nei colloqui delle consultazioni ha esplicitamente messo tra gli asset del suo programma di governo la questione ambientale.
Siccome però ai grandi giornali italiani di tutto questo poco importa, la parola ambiente è sparita dai titoli delle prime pagine con rare eccezioni. Un Paese, il nostro, destinato alla “Damnatio futurus”, peccato che i soldi che stiamo per spendere sono delle prossime generazioni e a loro, come hanno dimostrato le piazze piene in difesa del clima, dell’ambiente importa moltissimo.
Un estratto del mio intervento su Linkiesta, disponibile qui in versione integrale.
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