Dopo il Regno Unito, l’Irlanda e la città di Parigi anche l’Europarlamento ha dichiarato l’emergenza climatica. Un segnale incoraggiante in vista della COP25 che si apre la prossima settimana a Madrid, ma anche per rispondere a milioni di giovani europei che seguendo l’esempio di Greta Thunberg hanno protestato con i climate-strike e che oggi tornano a farlo. Arrivato grazie soprattutto alla spinta degli European Greens.
E l’Italia? Lunedì scorso è andata in discussione generale alla Camera, e andrà al voto la prossima settimana, una mozione di maggioranza a mia prima firma per dichiarare anche il nostro Paese in emergenza climatica e per affrontarla con politiche adeguate. Sarebbe importante venisse approvata. Tanto più visti i tempi che corrono. Con settimane di allerta meteo, valli e paesi isolati, blackout, trombe d’aria, bombe d’acqua, allagamenti, ma anche onde di calore, siccità e agricoltura in ginocchio. E poi smottamenti in tutto il Paese.
Per mettere in sicurezza i cittadini e affrontare in modo adeguato la crisi climatica, è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti.
A partire dalla dichiarazione dello stato di emergenza climatica, dal rafforzamento del Piano energia e clima, dal graduale taglio dei 19 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi e da un piano strutturale per la messa in sicurezza del territorio, la mitigazione del rischio e l’adattamento al climate-change. Proprio come chiede la mozione a mia prima firma.
Ai molti politici che negli ultimi mesi sono andati in piazza accanto ai giovani avevo già proposto da tempo che rispondessimo ai ragazzi dei Fridays For Future approvando leggi importanti per l’ambiente. Dal contrasto al consumo di suolo allo stop ai sussidi alle fonti fossili, passando per una forma di carbon-tax e per la promozione della generazione energetica diffusa e rinnovabile. Temi prioritari su cui sono a disposizione del Parlamento diverse mie proposte.
Ma intanto per dare un segnale forte è importante approvare la mozione sull’emergenza climatica che ho presentato a Montecitorio. L’atto impegna, tra l’altro, il governo a lavorare per l’inserimento del principio dello sviluppo sostenibile in Costituzione, per ridurre le emissioni di CO2 in tempi più rapidi e certi e per spingere il sistema Italia verso la conversione ecologica. Perché non c’è un pianeta B.
Qui il mio intervento su HuffPost Italia in versione integrale.
Aggiungi commento