C’è un giudice all’Aja. Shell, che impiega il 95% dei suoi investimenti per estrarre e cercare petrolio e che per le sue attività fossili minaccia il clima e il diritto alla vita, dovrà ridurre le proprie emissioni di CO2 del 45% – rispetto ai livelli del 2019 – entro il 2030. La sentenza del tribunale civile olandese riguarda l’intero gruppo, i suoi fornitori e i suoi clienti e obbliga per via giudiziaria la Shell ad allinearsi all’Accordo di Parigi sul clima. È la prima volta che succede. Una sentenza accolta con soddisfazione dagli ambientalisti e dalle ong che hanno promosso la causa contro la compagnia, tra cui Greenpeace e ActionAid, e che spero sia d’esempio anche per noi in Italia. Dove ci sono tante aziende che hanno già investito sulla sostenibilità ma dove purtroppo la resistenza alla conversione ecologica è ancora forte e persino le partecipate dello Stato, che pure ha sottoscritto gli impegni internazionali sul clima, continuano a investire sui fossili frenando la transizione ecologica. Se il governo italiano, che a parole si definisce ambientalista, vuole davvero impegnarsi per il clima e le future generazioni è venuto il momento di passare dalle parole ai fatti
E PASSI AI FATTI SULLA TRANSIZIONE ECOLOGICA
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