Il piano di Elettricità Futura per arrivare al 2030 con 85 GW di nuova potenza rinnovabile installata è ambizioso, rigoroso e credibile. Un piano di cui il Paese ha grande bisogno e che sfida la politica nel metodo, oltre che sui contenuti. Se siamo rimasti indietro nella diffusione delle fonti pulite infatti non è solo responsabilità dei territori e dei comitati che spesso si oppongono agli impianti, ma è anche responsabilità di Ministeri, Sovrintendenze ed Enti locali che con i loro dinieghi praticano il cosiddetto ‘Nimby dei ministeri’. Ad esempio non si è capito con quali motivazioni, se ce ne erano, il Governo ha dato parere negativo ad alcuni miei emendamenti per semplificare l’installazione di rinnovabili e per renderla più facile almeno nelle aree industriali.
Se vogliamo realizzare davvero la transizione energetica, renderci indipendenti dalle dittature fossili, tagliare il caro bollette e le emissioni aiutando il clima e la pace, serve moltiplicare la nostra potenza energetica pulita. È quindi necessario semplificare gli iter portandoli a tempi europei come ci raccomanda la stessa Ue. Per vincere la sfida della conversione ecologica e dei diritti bisogna riconoscere finalmente che lo sviluppo delle rinnovabili è un interesse pubblico prevalente, che va a vantaggio di salute, sicurezza energetica e competitività delle nostre imprese. Una strada che è ormai tracciata, che ci indica anche l’Europa e che spero ci porti con la giusta rapidità a chiudere l’era dei fossili.
Il mio intervento all’Assemblea pubblica di Elettricità Futura.
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