Quella delle navi a perdere è una storia italiana che Legambiente denuncia dal 1993. La recente inchiesta pubblicata da FanPage è tornata ad accende i riflettori su queste navi cariche di veleni che sono state inabissate nelle acque italiane e sulla misteriosa morte del capitano di corvetta Natale De Grazia, uno straordinario servitore dello Stato che indagava proprio sulle navi dei veleni.
Lo stanziamento di fondi per indagare di nuovo e in modo più approfondito sulla questione annosa delle navi a perdere e in particolare nelle aree marine di Cetraro, Amantea e Capo Spartivento, notizia data dal ministro dell’Ambiente in Aula alla Camera rispondendo a una mia interrogazione sottoscritta anche dall’On. Fratoianni, è una novità positiva. Ma va ricordato che De Grazia è morto perché indagava ed era sulle tracce delle navi dei veleni. La stessa Commissione Ecomafie negli anni ha sollevato dubbi sulle cause della morte di De Grazia, che è stato ucciso mentre si recava a La Spezia dove c’era la Latvia: una motonave dell’ex Unione Sovietica appartenuta ai servizi segreti russi. Sulla sua morte va fatta piena luce. Secondo la citata inchiesta di FanPage, inoltre, era Bosco Marengo il sito nucleare che ospitava il traffico internazionale di rifiuti radioattivi. Un affare mai chiuso anche quello nucleare, con il decommissioning delle nostre centrali ancora di là da venire. Su entrambi i fronti bisogna fare chiarezza e garantire maggiore sicurezza ai cittadini. Lo dobbiamo a quanti hanno impegnato la loro vita per contrastare le ecomafie e il fenomeno delle navi a perdere, al capitano de Grazia in primis.
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