Contro i ladri di futuro che fanno profitti illeciti a spese di ambiente, economia pulita e cittadini non bisogna mai abbassare la guardia. Grazie a Legambiente che da oltre 20 anni presenta il rapporto Ecomafia possiamo fare un bilancio di affari, interessi e illeciti degli ecocriminali e anche dei progressi dello Stato nella lotta alle ecomafie, a difesa della legalità.
La legge sugli ecoreati da noi fortemente voluta sta dimostrando la sua efficacia: nel 2018 è stata applicata 1.108 volte dalle forze dell’ordine e ha portato a una impennata sia per le denunce e gli arresti che per i sequestri, arrivati rispettivamente a quota 1.939 e 333. Ma molto resta ancora da fare per arginare i crimini ambientali, che lo scorso anno sono stati 28.137, il 28,4% dei quali nel ciclo illecito dei rifiuti, il 25,9% contro animali e la fauna selvatica e il 23,4% nel ciclo illecito del cemento.
Per questo due delle prime proposte di legge che ho presentato alla Camera sono: quella per introdurre nel nostro codice penale nuovi delitti contro la flora e la fauna protette (AC 536) e quella per contrastare l’abusivismo edilizio, che favorisce e disciplina le demolizioni degli abusi e il ripristino dei luoghi avocando la responsabilità delle procedure di abbattimento ai prefetti (AC 413).
Visti i numeri, l’ultima cosa da fare era un nuovo condono edilizio, come quello introdotto dal governo giallobruno con il dl Genova per Ischia, nella provincia italiana con il più alto tasso di illeciti ambientali, e per il Centro Italia. Preoccupante, infine, la recrudescenza dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti, fenomeno che sin dalla sua costituzione ho posto all’attenzione della cosiddetta Commissione Ecomafie e che si dovrebbe arginare non solo con la repressione, ma anche con la prevenzione e quindi con la corretta gestione del ciclo dei rifiuti.
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