Invece di dire come intende realizzare la transizione ecologica di cui ha la responsabilità politica, oggi in una intervista al quotidiano ‘La Stampa’ il Ministro Cingolani denuncia la “lobby dei rinnovabilisti”. Se si pensa, come il titolare del MiTe, che il problema del Paese sono quanti spingono sulle energie pulite, si capisce che così non andremo lontano. Non mi convince neanche la posizione con cui siamo andati al G7 su energia e clima di Berlino, dovremmo essere tra quelli che spingono per avere maggiore ambizione su riduzione delle emissioni, rinnovabili ed efficienza. E sul fronte interno è fondamentale aggiornare e adeguare il Piano nazionale energia e clima ai nuovi obiettivi climatici europei.
Quanto siamo rimasti indietro sul fronte strategico della transizione, anche perché abbiamo questo Ministro, lo dice il Rapporto Comunità Rinnovabili di Legambiente: l’Italia sulle energie pulite si muove con il freno a mano tirato, in controtendenza positiva ci sono solo le comunità energetiche rinnovabili. Questo stato delle cose rischia seriamente di compromettere il raggiungimento dei target climatici al 2030. Tanto più che siamo ancora legati al modello fossile e al gas russo. E anche di fronte al dramma della guerra in Ucraina il governo continua a puntare sul gas e sulla diversificazione degli approvvigionamenti, anziché investire su rinnovabili, efficienza, risparmio energetico, innovazione e diritti umani.
Per realizzare la transizione energetica, renderci indipendenti dalle dittature fossili, tagliare il caro bollette e le emissioni aiutando la pace serve moltiplicare la potenza energetica pulita installata. È quindi necessario semplificare e uniformare gli iter portandoli a tempi europei, dare al settore regole certe e chiare e alle imprese elettriche le autorizzazioni necessarie per installare 60 GW di nuova potenza rinnovabile nei prossimi tre anni. Altrimenti la transizione ecologica resta solo uno slogan.
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