Il rinvio a giudizio di tredici indagati per avvelenamento delle acque e disastro innominato da parte della Procura di Vicenza che indaga sull’inquinamento da Pfas in Veneto causato dalla Miteni è una notizia positiva. Sarà interessante capire perché, allo stato attuale, non sia stato usato il reato di disastro ambientale.
L’inquinamento da Pfas in Veneto purtroppo è una questione molto seria sulla quale i cittadini e le associazioni, come Legambiente Veneto, combattono da anni. Una questione troppo seria per diventare oggetto di propaganda elettorale.
Basta ricordare alcune date per smontare la propaganda: ad esempio quelle della manovra del 2017 che ha finanziato il by-pass idrico per l’approvvigionamento di acqua salubre per i cittadini delle aree colpite dall’inquinamento, o quella dello scorso marzo quando è stato riconosciuto lo stato di emergenza.
Facile anche smontare il falso-mito secondo cui la legge sugli ecoreati sarebbe merito dei Cinque Stelle. Vorrei ricordare che la legge n. 68/2015 grazie alla quale sono stati introdotti nel nostro codice penale cinque reati ambientali, tra cui l’inquinamento e il disastro ambientali, è frutto di una battaglia storica di Legambiente e di un cartello di 40 associazioni. Il provvedimento, arrivato mentre ero ancora alla guida di Legambiente, è frutto di un testo unificato di Pd, M5S e Sel e porta la prima firma di Ermete Realacci. Una legge che non a caso fu approvata ad ampia e trasversale maggioranza.
Così la deputata di LeU Rossella Muroni torna sulla questione Pfas.
Roma, 15 gennaio 2019.
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