L’incapacità di valorizzare l’intelligenza, le competenze e la partecipazione delle donne è uno dei principali fattori di freno per il progresso e lo sviluppo del Paese. E purtroppo le donne continuano ad essere vittime non solo di discriminazioni, ma troppo spesso anche di violenza. Dai maltrattamenti familiari alla violenza sessuale, dallo stalking ai femminicidi. Le percentuali di denunce da parte delle donne che subiscono violenza, però, sono basse in quanto le vittime non si fidano e non credono di poter essere aiutate, anzi. Si pensi alla sindrome da alienazione Parentale (Pas) che non ha alcun fondamento scientifico ma che, nonostante ciò, viene spesso usata dai tribunali a discapito di donne e minori e a vantaggio di uomini violenti. Un modus operandi che deve cambiare in fretta perché una donna che denuncia violenza va sostenuta, non deve temere le istituzioni, ma dovrebbe sentirle alleate.
Non va meglio sul fronte lavoro: come emerge da una ricerca della Fondazione Di Vittorio l’occupazione femminile in Italia continua ad essere troppo bassa e con il gap salariale che aumenta.
Per invertire la rotta e dare spazio alle donne bisogna contrastare ogni forma di violenza e investire su un’educazione della parità, sulla formazione, su servizi sociali assistenziali ed educativi di prossimità e promuovere un più equilibrato contributo per la cura dei figli nella coppia. Per questo ho sottoscritto la proposta di legge per un congedo di paternità obbligatorio e retribuito di tre mesi di cui è primo firmatario il collega Fusacchia. Una proposta nata dall’impegno dell’associazione Movimenta, che per aumentare il congedo di paternità ha lanciato anche la petizione ‘Genitori #allapari’ su Change.org. Iniziativa sostenuta da Coop nell’ambito del suo impegno per la parità e l’inclusione.
Questa Giornata internazionale delle donne la dedico soprattutto alle donne ucraine che resistono e a quelle russe che si rivoltano alla dittatura.
Il mio intervento in Aula alla Camera in occasione dell’8 marzo.
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