Il Recovery Plan condizionerà gli investimenti dei prossimi decenni e i fondi li prendiamo in prestito dai nostri figli. Per questo va utilizzato al meglio per trasformare e decarbonizzare l’economia, rendendo il nostro sviluppo davvero sostenibile, inclusivo e resiliente. La bozza di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) mantiene come primo capitolo quello della rivoluzione verde e transizione ecologica, anche se il finanziamento rispetto alle prime bozze è stato ridotto di circa 5 miliardi e portato agli attuali 68,9. Previsti finanziamenti significativi per la mobilità sostenibile, l’istruzione e la ricerca, la digitalizzazione, la coesione e la sanità.
Su transizione energetica e rinnovabili,però, la bozza del Pnrr resta al di sotto delle aspettative e delle necessità imposte dalla crisi climatica e dagli obiettivi europei del Green deal. Si limita a dire qualcosa su rifiuti e impianti, ma l’economia circolare è molto di più: è una prospettiva di sviluppo che crea filiere produttive. Con la nuova bozza di Pnrr è stato privilegiato un approccio ragionieristico, più attento ai saldi finali da rispettare e a modificare la suddivisione tra incentivi e investimenti piuttosto che a costruire una visione complessiva per realizzare un vero e proprio piano industriale verde.
È importante che dopo il primo passaggio in Consiglio dei ministri la bozza di Pnrr approdi in Parlamento per un esame che porti il contributo migliorativo di Camere e parti sociali.
PER LA CONVERSIONE ECOLOGICA SERVONO PIÙ VISIONE E PIÙ PARTECIPAZIONE
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