Per portare Roma fuori dall’emergenza rifiuti, che sta diventando anche sanitaria, servono un piano di breve e uno di lungo periodo. Il primo per superare la fase più critica portando i rifiuti indifferenziati anche fuori Regione. Il secondo per recuperare la fiducia dei cittadini, far crescere la differenziata e realizzare gli impianti che servono per la corretta gestione del ciclo dei rifiuti nella Capitale. Che non significa nuove discariche o inceneritori, ma impianti per la gestione della frazione umida, impianti per il recupero e il riciclo, centri del riuso. E soprattutto, come ha chiesto anche ieri il Presidente del III Municipio Caudo, serve collaborazione tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti, tra Comune, Regione e Ministero dell’Ambiente. Il governo, infatti, è chiamato in causa nell’emergenza rifiuti Capitale e dovrebbe svolgere un ruolo di vigilanza e regia. Inaccettabile, dopo quasi un anno di Cabina di regia, la lettera del Ministero dell’Ambiente al Comune per chiedere cosa sta facendo e come intende uscire dall’emergenza. Cosa ha fatto sinora la Cabina di regia? E quale regia ha esercitato il governo per facilitare il raggiungimento di soluzioni adeguate?
Per la chiusura definitiva del Tmb Salario, infine, non basta la richiesta di revoca dell’AIA inviata dal Comune di Roma alla Regione Lazio, ma come proprietaria dell’impianto deve essere l’Ama a fare la richiesta. Come ha spiegato in audizione alla cosiddetta Commissione Ecomafie il presidente Zingaretti, la lettera della Raggi è nulla. Preso atto della volontà del Comune di chiedere la revoca dell’AIA per l’impianto di via Salaria e di quella della Regione di revocarla spero che la Sindaca solleciti l’Ama all’invio della missiva. Così da scrivere finalmente la parola fine sulla storia del TMB Salario.
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