L’ambiente è questione centrale, influenza molti aspetti della vita dei cittadini e la politica deve dargli la priorità che merita. In particolare abbiamo il dovere di tenere insieme i diritti al lavoro, alla salute e alla qualità ambientale, anche per questo serve promuovere uno sviluppo sostenibile, inclusivo e capace di futuro. Ecco perché preoccupa il rinvio, dal 21 maggio al 4 luglio, della presentazione del Rapporto Sentieri: lo “Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento” curato dall’Istituto Superiore di Sanità che esamina le correlazioni tra residenza, patologie gravi e rischio di mortalità. Un rapporto che prende in esame non solo Sin e aree inquinate, ma anche raffinerie, discariche e industrie, tra cui l’ex-Ilva di Taranto. Non vorrei che il rinvio fosse l’ennesima manovra elettorale del governo giallobruno per posticipare a dopo le Europee la diffusione di dati poco rassicuranti sul rischio di contrarre malattie gravi e di mortalità per chi vive nei siti interessanti dallo studio, Taranto compresa. Peccato che rinviare e nascondere la polvere sotto il tappeto non risolva i problemi dei cittadini. Anzi.
Questo rinvio si lega alla dichiarazione di inammissibilità per estraneità alla materia del mio emendamento al decreto Crescita che voleva introdurre un Piano straordinario ambientale per l’ex-Ilva e la città di Taranto. Piano che avrebbe reso obbligatoria la Valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario e dato tempi, modalità e criteri certi per il risanamento ambientale, creando così i presupposti per nuovi posti di lavoro in campo ambientale e nei settori dei beni culturali e infrastrutturali.
Ma come si fa a dire che una misura che crea lavoro, risana l’ambiente e da nuove prospettive a un territorio sofferente come quello di Taranto è estranea al decreto Crescita? Credo che in questo caso lo strumento tecnico dell’inammissibilità sia stato usato piuttosto per evitare la discussione e il voto, sicuramente contrario da parte della maggioranza, di un emendamento che avrebbe nuovamente messo in difficoltà i 5S a Taranto. Per questa maggioranza un green deal per Taranto non è compatibile con il decreto Crescita.
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