LA MIA INTERVISTA A LA NUOVA ECOLOGIA
La Legambiente ha avuto una giustissima intuizione a creare, per il suo XI Congresso, anche una piazza di discussione dedicata al tema ‘periferie e giustizia sociale’ perché la grande sfida per noi ecologisti è rendere desiderabili le soluzioni che proponiamo.
La lezione di Alex Langer è viva e attuale. Dobbiamo creare consenso intorno alle nostre proposte, un consenso rafforzato dal fatto che l’emergenza climatica è sotto gli occhi di tutti, che le persone anche nel nostro Paese ormai conoscono la violenza dei mutamenti climatici in atto. Ma quando si passa ai programmi di governo, alla fiscalità ambientale, o a cercare risorse per fare politiche che aiutino il clima, la musica cambia.
Un quadro su cui incide anche il fatto che l’Italia si è andata progressivamente impoverendo, che le periferie non sono solo quelle delle nostre città ma anche quelle di intere classi sociali che vedono peggiorare la propria qualità di vita. Allora serve un grande patto che tenga insieme i temi ecologici con una visione di sviluppo equo, inclusivo e sostenibile, in cui le persone più disagiate dall’assetto economico attuale colgano nei nostri temi un futuro possibile fatto di giustizia sociale e giustizia ambientale. Proporre questo patto è responsabilità di noi ecologisti, anche perché la politica si rende poco conto della centralità delle questioni ambientali.
Per essere concreti, benissimo una misura per introdurre una plastic-tax, ma andrebbe fatta facendo capire che quella è una sfida comune in cui il mondo dei produttori può e deve cambiare crescendo economicamente e che non può andare a discapito dei cittadini, che però devono contribuire rinunciando all’utilizza della plastica. Un materiale che è diventato un grande problema ambientale, che dalle nostre città fino ai mari arriva nei nostri piatti creando anche problemi di salute.
La mia intervista a La nuova ecologia in occasione dell’XI Congresso nazionale di Legambiente.
La lezione di Alex Langer è viva e attuale. Dobbiamo creare consenso intorno alle nostre proposte, un consenso rafforzato dal fatto che l’emergenza climatica è sotto gli occhi di tutti, che le persone anche nel nostro Paese ormai conoscono la violenza dei mutamenti climatici in atto. Ma quando si passa ai programmi di governo, alla fiscalità ambientale, o a cercare risorse per fare politiche che aiutino il clima, la musica cambia.
Un quadro su cui incide anche il fatto che l’Italia si è andata progressivamente impoverendo, che le periferie non sono solo quelle delle nostre città ma anche quelle di intere classi sociali che vedono peggiorare la propria qualità di vita. Allora serve un grande patto che tenga insieme i temi ecologici con una visione di sviluppo equo, inclusivo e sostenibile, in cui le persone più disagiate dall’assetto economico attuale colgano nei nostri temi un futuro possibile fatto di giustizia sociale e giustizia ambientale. Proporre questo patto è responsabilità di noi ecologisti, anche perché la politica si rende poco conto della centralità delle questioni ambientali.
Per essere concreti, benissimo una misura per introdurre una plastic-tax, ma andrebbe fatta facendo capire che quella è una sfida comune in cui il mondo dei produttori può e deve cambiare crescendo economicamente e che non può andare a discapito dei cittadini, che però devono contribuire rinunciando all’utilizza della plastica. Un materiale che è diventato un grande problema ambientale, che dalle nostre città fino ai mari arriva nei nostri piatti creando anche problemi di salute.
La mia intervista a La nuova ecologia in occasione dell’XI Congresso nazionale di Legambiente.
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