Ormai siamo al monocameralismo di fatto e a noi deputati quest’anno non è concesso contribuire al miglioramento della Legge di Bilancio. Una deriva che fa male alla democrazia e al Paese. E proprio perché siamo a un monocameralismo ‘de facto’ maggioranza e governo stanno dichiarando inammissibili e bocciando con motivazioni pretestuose tutti gli emendamenti di FacciamoECO alla manovra. Parliamo di correttivi pensati per aiutare la conversione alla sostenibilità della nostra economia.
Invocando la carenza di coperture o l’estraneità di materia sono state cassate le nostre proposte che prevedono la soppressione del rinvio di plastic e sugar tax, l’istituzione di un contributo ecologico sulla CO2 generata nella produzione di beni e servizi, o il taglio dei sussidi fossili e ambientalmente dannosi e l’utilizzo delle risorse così liberate a sostegno della decarbonizzazione dei settori più toccati dalla transizione ecologica e dei cittadini meno abbienti. Bocciate anche le nostre proposte per escludere le caldaie a gas fossile dal Superbonus, prevedere che siano incentivati solo gli elettrodomestici più efficienti, promuovere il riuso degli imballaggi e aiutare le Comunità energetiche rinnovabili ad ottenere finanziamenti dalle banche. Idem dicasi per le proposte di royalties al 20% per le estrazioni di petrolio e gas con eliminazione delle generose esenzioni oggi in vigore, di Iva agevolata per la sharing mobility come aiuto alla mobilità sostenibile o di ritorno al regime di esclusione Iva per il Terzo Settore. Perché la solidarietà non va punita, ma premiata. Tutte proposte, le nostre, che avrebbero avuto l’effetto di promuovere produzioni e stili di vita sostenibili e di cui purtroppo gli italiani non potranno beneficiare.
Come se non bastasse in una intervista a Staffetta Quotidiana il Ministro Cingolani parla di obiettivi raggiunti per la transizione ecologica. La realtà è ben diversa: il decreto semplificazioni non aiuta la realizzazione di nuova potenza rinnovabile e nel nostro Paese per un progetto servono ben 25 tra pareri e atti. Così ottenere l’autorizzazione per installare un impianto rinnovabile richiede oltre 5 anni. Un tempo proibitivo per chi vuole investire. Se davvero Cingolani pensa a un passo indietro, come sostengono alcuni quotidiani, non lo faccia valutando che ha centrato gli obiettivi ma che il lavoro del MiTe per la transizione ecologica non è ancora iniziato.
Qui il mio intervento in Commissione Bilancio.
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