Quella del clima è una sfida globale non una questione di parte. In Italia le imprese che guardano al futuro già praticano la green economy e la società ha ormai una grande sensibilità e disponibilità a cambiare gli stili di vita dannosi, è la politica ad essere in ritardo. Le emissioni aumentano, cresce la concentrazione di CO2 in atmosfera, sale la temperatura media. Anche in Italia vediamo le conseguenze della crisi climatica e il rischio di crollo per il ghiacciaio Planpincieux sul Monte Bianco è solo l’ultimo caso. L’Italia ha firmato il Paris Agreement ma va tradotto in provvedimenti e misure concrete: ad esempio abbiamo ancora un problema grave nella gestione dei rifiuti, per aiutare il riciclo e l’economia circolare dobbiamo normare rapidamente su end of waste. Così combatteremmo anche l’illegalità.
È poi fondamentale che le politiche per il #clima non siano a discapito di chi ha meno, ma a difesa dei più deboli. Noi dobbiamo tassare di più i carburanti più inquinanti ma senza penalizzare ad esempio gli agricoltori e preoccupandoci anzi di accompagnarli verso pratiche agricole più sostenibili. L’ambientalismo deve essere scientifico, ma anche popolare e dimostrare che propone soluzioni valide a problemi prioritari. Perché, come ci ha insegnato Alex Langer, per affermarsi l’ecologia deve essere anche desiderabile.
In sintesi è quando ho ribadito martedì 24 settembre 2019 intervenendo a di Martedì, su La7. Qui la puntata con i miei interventi da 2 ore 28 minuti a 2 ore a 48 minuti circa.
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