“Cari compagni e care compagne della Cgil, non siamo certo le sole che sono rimaste sconcertate leggendo quanto i sindacati Filctem-Cgil, Femca e Flaei-Cisl e Unitec-Uil hanno proposto qualche giorno fa per far fronte alle urgenze del disastro ambientale. Ci rivolgiamo a voi perché, pur con diverse sensibilità legate alle nostre età differenti, ci sentiamo, per storia e collocazione politica, parte integrante di un fronte di cui da sempre la Cgil ha costituito il nucleo decisivo …
Può la Cgil, che si è sempre distinta proprio perché ha sempre saputo guardare lontano, oltre la rivendicazione immediata, rinunciare a svolgere il proprio ruolo storico proprio nel momento in cui la rivoluzione forse più difficile del nostro tempo è entrata nel nostro ordine del giorno? …
Siamo anche noi consapevoli che nel porre mano al progetto di una trasformazione del sistema energetico non si può non prevedere una fase di transizione, ma vorremmo segnalare che se si parla di transizione bisogna indicare la nuova sponda dove si vuole arrivare, che non può essere il ritorno alle centrali a gas a ciclo combinato, solo poco meno inquinanti di quelle a carbone…
Non si transita, ma si ristagna, se non si indica, anzi nemmeno si nomina, l’approdo strategico: di fare dell’Italia un paese capace di ridurre i suoi bisogni di energia e di produrre quella di cui necessita con le fonti energetiche rinnovabili, quelle vere e non quelle assimilate, già oggi anche più economicamente convenienti…
Oggi abbiamo l’occasione di un finanziamento pubblico, quello del piano europeo Next Generation, per innescare la transizione. Evitiamo che queste risorse vengano disperse per soddisfare i tanti «ecofurbi» in circolazione. Investire in un rinnovamento profondo non è spesa, è risparmio”.
Questi sono alcuni estratti della lettera, qui il nostro intervento in versione integrale.
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