Il 24 agosto di cinque anni fa la prima scossa di un lungo sciame sismico sconvolse il Centro Italia, in particolare le comunità di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, provocando circa 41.000 sfollati, 388 feriti e 303 morti.
La ricostruzione di questo enorme cratere diffuso nell’Appennino Centrale procede a fatica, ma nell’ultimo anno sembra aver preso un nuovo ritmo. Oltre alla ricostruzione materiale bisogna dare attenzione anche al sostegno all’economia e alle comunità locali, valorizzando le risorse naturali culturali e le vocazioni di quei territori.
Da Paese fragile quale siamo dovremmo, inoltre, fare tesoro delle esperienze di ricostruzione che sino ad oggi hanno avuto miglior riuscita per mettere in cantiere una legge quadro così da non ripartire ogni volta da zero e dovremmo diventare più bravi sul fronte strategico della prevenzione. Al netto di strumenti utili già messi in campo, come il cosiddetto sisma-bonus. Lo dobbiamo alle vittime, ai molti sfollati che ancora non hanno fatto rientro nelle loro case e al progetto di un futuro migliore possibile. Un passo avanti in questa direzione può arrivare anche dalla proposta di FacciamoECO di un servizio civile ambientale per i giovani.
SERVONO LEGGE QUADRO SU RICOSTRUZIONI E PIÙ PREVENZIONE
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