I 41 Siti di interesse nazionale per la bonifica (SIN) sono davvero i buchi neri della nostra Repubblica, luoghi in cui per i residenti il rischio di mortalità è superiore di circa il 4% rispetto alla media nazionale. È urgente voltare pagina, dobbiamo fare le bonifiche e dare risposte concrete ai cittadini, su questo concordo con il ministro Costa. Ma i cittadini devono essere coinvolti e per farlo non basta una piattaforma on-line.
L’annunciato Accordo di Programma per il Sin del Fiume Sacco tra Ministero dell’Ambiente e Regione Lazio, stando alle anticipazioni, si concentra solo su alcuni dei siti inquinati e solo nei comuni di Frosinone, Colleferro, Anagni, Ceccano, Ceprano e Ferentino. E per tutti gli altri siti inquinati e da bonificare di questo territorio quanto ancora dovremo aspettare? Tralasciando, o rinviando al 2023, gli interventi sui siti inquinanti e da bonificare della Valle del Sacco non toccati dall’Accordo non si risolverebbe il drammatico problema di inquinamento di questa fascia di territorio a cavallo tra le provincie di Roma e Frosinone. Che avrebbe diritto ad essere risanata e a ripartire puntando sulle sue vocazioni agricola, turistica e artigiana e su uno sviluppo equo, inclusivo e sostenibile.
Credo poi che i cittadini andrebbero coinvolti anche nelle scelte sulla reindustrializzazione dei siti. Tanto più che si spendono soldi pubblici e si ha l’opportunità di creare posti di lavoro attraverso la conversione ecologica dell’economia.
Da quando il Paese discute di autonomia differenziata, infine, il fronte delle bonifiche mi preoccupa ancora di più: credo che debba restare in capo al Ministero dell’Ambiente. Perché non esiste un’Italia di serie A e un’Italia di serie B. I territori vanno risanati tutti con lo stesso impegno.
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