Il superbonus al 110% è la sola vera misura per l’ambiente adottata in questa legislatura, ma il Governo continua ad attaccarla. Il pacchetto superbonus punta sulla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio con vantaggi molteplici: taglio delle emissioni in aiuto al clima, minori dispersione e costi energetici per i cittadini, qualificazione del settore edilizia verso un mercato che non consuma suolo e creazione di lavoro proprio in questo ambito.
Nonostante i vantaggi del pacchetto e dei diversi bonus ad esso legati il Governo ha provato prima a dimezzarlo con una proroga assai limitata, scongiurata in parte dal passaggio parlamentare della legge di Bilancio. Poi nel Sostegni Ter ci ha riprovato introducendo la stretta che consente una sola cessione del credito, vulnus che in molti stanno cercando di correggere nella conversione del decreto. E ora, ci informa il Sole24Ore, arriva l’ultimo atto di questo attacco: il nuovo prezziario elaborato dal Ministero della Transizione ecologica e in procinto di essere adottato con decreto ministeriale introduce il costo delle opere ‘chiavi in mano’. In altre parole il provvedimento del MiTe comprende nei massimali – ossia la cifra massima che per ogni intervento potrà essere ceduta e scontata in fattura o portata in detrazione – fornitura, installazione, messa in opera, eventuale dismissione, iva, prestazioni professionali e opere complementare necessarie. Voci che possono pesare anche per il 50% degli importi dei lavori. E ovviamente la quota di spesa che supera i massimali non potrà beneficiare di sconti o detrazioni. Se il decreto venisse adottato così com’è cambierebbe senso e portata della misura, stroncandola. Una direzione opposta a quella indicata dal Parlamento che ancora una volta arriva per decreto, a danno di clima, edilizia di qualità e democrazia. Spero sinceramente nello stralcio dei costi del chiavi in mano dal decreto.
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