L’economia circolare nel nostro Paese è un modello economico alternativo e dovrebbe diventare la chiave con cui l’Italia si posiziona economicamente a livello internazionale.
Ma promuovere il modello #economiacircolare è ancora troppo difficile: è una questione di arretratezza culturale sicuramente, del mondo politico ma anche dell’informazione. Tanto può venire dalle imprese che in assenza di un quadro normativo certo riescono comunque ad esprimere eccellenza ed innovazione in campo ambientale.
Ci vorrebbero poi delle buone leggi che aiutino e sostengano l’economia circolare.dandole stabilità e certezze nella transizione e nella ricerca. Paradossalmente facciamo ancora fatica a normare quando uno scarto smette di essere rifiuto e quando diventa nuovo prodotto: mancano ancora all’appello i decreti end of waste.
Abbiamo bisogno di intervenire sul mercato, per spingerlo nella direzione della sostenibilità. C’è bisogno di cittadini che facciano una scelta di qualità nei consumi: questo richiede una nuova consapevolezza da parte dei consumatori che possono diventare dei moltiplicatori di mercato per questi prodotti. Non un consumismo esasperato e generalizzato ma un consumo critico e consapevole. Una scelta.
L’economia circolare poi deve dimostrare che non si tratta soltanto di una nicchia ma di qualcosa che ormai può ragionare in grande: la chiave per lo sviluppo economico, per nuova occupazione attenta ai diritti e ai talenti, per la cura del territorio
Al centro l’innovazione, il talento italiano che può esprimersi nella ricerca di nuove soluzioni. Un talento spesso femminile, un nuovo sguardo per raccontare una nuova storia e guardare al futuro.
Tra i tanti settori coinvolti nelle nuove frontiere dell’economia circolare c’è quello della produzione di vino.
Il vino in Italia continua a registrare numeri da record: nel 2018 una produzione di oltre 50 milioni di ettolitri di cui quasi la metà ha puntato sulla qualità delle DOP e delle DOPG.
La qualità deve ora unirsi all’innovazione e alla creazione di nuove filiere industriali ed artigianali!
Gli scarti del vino possono diventare cosmetici, prodotti tessili, entrare nella produzione energetica. Una prospettiva entusiasmante che tiene insieme talento, territorio, diritti, ambiente
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