La COP più lunga di sempre, quella della speranza e dell’urgenza, è naufragata in un mare di divisioni. In due settimane e due giorni supplementari di negoziati, i quasi 200 Paesi riuniti a Madrid non sono riusciti a trovare un’intesa sull’attuazione dell’Accordo di Parigi. Siderale la distanza fra le speranze della vigilia e la delusione della dichiarazione finale, fra l’urgenza dell’azione indicata dalla scienza e invocata dai ragazzi dei Fridays For Future e il risultato del vertice.
Ora tornare all’azione con misure radicali è più urgente che mai. Perché non possiamo permetterci di arrivare impreparati alla COP26 di Glasgow. Il 2020 sarà un anno cruciale.
Il nostro Paese, come nazione ospite dalla pre-COP e della Youth-COP, deve dare il buon esempio e rivedere al rialzo il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) in coerenza con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e accelerare la transizione energetica. È proprio quanto prevede la mozione di maggioranza a mia prima firma accolta alla Camera che impegna il governo a dichiarare l’Italia in emergenza climatica e ad affrontarla con misure adeguate, definendo una road-map per il clima da realizzare nei prossimi mesi ed anni. Una strategia verde su cui rifondare il patto di governo.
Oltre ad essere necessario, rispondere alla sfida del clima ci permetterà di dare corpo a una nuova economia sostenibile ed equa, di risolvere allo stesso tempo le crisi ambientale, economica e sociale. Di costruire un futuro più felice e sostenibile per tutti.
Il mio intervento su La Stampa si può leggere in versione integrale qui.
Aggiungi commento