Il commento mio e di Majdi Karbai, deputato del Parlamento tunisino del Gruppo Democratico eletto nel partito Corrente democratica.
Il rientro in Italia di 213 container carichi di rifiuti urbani indifferenziati, destinati quindi non al recupero ma all’incenerimento o alla discarica, esportati illecitamente dall’Italia alla Tunisia è una buona notizia per l’ambiente, la legalità e la leale cooperazione tra Paesi amici. Una novità positiva accolta con favore da quanti, come noi e come le associazioni ambientaliste dei due Stati, hanno sollecitato per mesi il governo ad intervenire per riportare in Italia i rifiuti e a rivalersi poi nei confronti dei responsabili del traffico all’esito del procedimento giudiziario. Ma sull’accordo siglato da Italia e Tunisia per riportare in patria questi rifiuti ci sono diversi punti da chiarire.
Proprio per fare piena luce sulla vicenda, in accordo con il parlamentare tunisino Karbai che è stato tra i primi a denunciarla, ho depositato una nuova interrogazione ai Ministri degli Esteri e della Transizione ecologica.
Secondo alcuni giornali tunisini nell’intesa tra Tunisia e Italia rientrerebbero anche accordi che riguardano le politiche migratorie e investimenti dell’Italia in alcuni settori strategici tunisini, come quello dell’energia prodotta dalla combustione dei rifiuti. Punti su cui non c’è nessuna conferma, ma che andranno approfonditi. Analogamente sono da chiarire la natura e i dettagli dell’accordo tra Italia e Tunisia, in particolare chi e come gestirà lo smaltimento dei rifiuti, nonché dove saranno smaltiti e se anche i container bruciati rimasti in un magazzino a Mourredine saranno riportati in Italia. Infine chiediamo di sapere se l’accordo preveda o meno un risarcimento economico per il danno ambientale subito dalla Tunisia.
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