Una buona notizia per il Paese: approda oggi in Aula alla Camera il Ddl Salva-Mare, un provvedimento firmato dal ministro dell’Ambiente che prende spunto dalla mia proposta di legge sul ‘fishing for litter’ il cui scopo è contribuire al risanamento dell’ecosistema marino grazie all’aiuto dei pescatori.
Il cuore del provvedimento, che è ispirato ad alcuni progetti sperimentali e all’impegno di associazioni ambientaliste quali Legambiente e MareVivo, è consentire ai pescatori di portare e conferire a terra i rifiuti che recuperano in mare, senza doverne sostenere i costi di smaltimento come invece avviene oggi.
È una misura importante per ambiente e salute dei cittadini, tanto più considerando che ogni anno finiscono nelle acque del pianeta 8 milioni di tonnellate di plastica e che questi rifiuti si scompongono in pezzi sempre più piccoli e vengono ingeriti dai pesci, entrando così nella catena alimentare.
Dopo un ampio ciclo di audizioni con associazioni, imprenditori del settore ed enti a vario titolo coinvolti, il provvedimento arriva in Aula migliorato ed è più vicino il giorno in cui diventerà legge dello Stato. Da relatrice insieme alla collega Deiana ho depositato, tra le altre, tre proposte emendative particolarmente qualificanti al cosiddetto Salva-Mare approvate durante l’esame in Commissione. Una per estendere la promozione del riciclo a tutti i rifiuti pescati in mare e non solo a quelli in plastica. Una seconda per allargare l’ambito di applicazione del Salva-Mare anche a fiumi e laghi. La terza per sostituire la ‘certificazione ambientale’ prevista per gli imprenditori ittici che utilizzano materiali di ridotto impatto e si adoperano per la pulizia del mare con un ‘riconoscimento ambientale’. Una correzione necessaria perché l’attività di fishing for litter non può essere un parametro per definire la corretta gestione e la sostenibilità della filiera, o la qualità del pescato.
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